di Antonella Soddu
La polemica che ruota intorno alla proposta del M5s sul reddito di cittadinanza, rischia di ingenerare confusione. Non vogliamo credere che tutti, a cominciare dai ferventi proponenti, mirino appunto a confondere volutamente le due cose e allo stesso tempo giocare a fare il lavaggio dei cervelli di cittadini disperati. Sarebbe scorretto in tutti i sensi. Proviamo a capire meglio. In tutto il mondo il cosiddetto reddito di cittadinanza è in vigore solo nelle Stato dell’ Alaska, negli Stati Uniti; Viene erogato a tutti, indipendentemente se uno il lavoro l’ha meno, anche a chi è ricco. Ciò detto, onde evitare di fare le solite cantilene e provare a rendere credibile e percorribile la cosa, meglio sarebbe chiamare questa “cosa” che si vorrebbe realizzare in Italia, con il suo vero nome di battesimo. Quindi, “reddito minimo garantito”. Ci sono sostanziali differenze: Reddito di cittadinanza. E’ una misura legata all’unico requisito dell’essere cittadini, non a quello di essere disoccupati e nemmeno a quello di essere poveri. Reddito Minimo Garantito. E’ per tutti coloro che sono alla ricerca del primo impiego, coloro che non hanno la possibilità di accedere al sussidio di disoccupazione, o perché non in possesso dei requisiti minimi, o per tipo di contratto di lavoro. Ora vediamo quali sono i paesi ove è applicato il reddito di cittadinanza e quelli in cui è applicato il reddito minimo garantito. In tutta Europa esiste il “reddito di base” – meglio noto come “ reddito minimo garantito”. Il Reddito minimo garantito non è attuato solo in Italia, Spagna , Grecia e Portogallo. Nel 1992 l’UE ha invitato tutti gli stati membri ad adeguarsi a chi aveva già introdotto il reddito di base nelle proprie politiche di Welfare. La delibera 92/411 di fatto impegnava gli Stati ad adottare misure di garanzia di reddito. Piccola nota rilevante l’Italia pur non essendo tra gli Stati che hanno introdotto il reddito minimo garantito ha una piccola nota che emerge. Infatti la Regione Lazio prevede un sussidio di circa 600 euro mensili per coloro che, tra i 30 e i 44 anni, ha un reddito annuo inferiore agli 8000 euro. Chiusa questa parentesi, vediamo gli Stati in cui è introdotto il – “Reddito di base”.
– in Belgio è attivo il Minimax, una rendita mensile di 650€, rilasciata a titolo individuale, a cui può avere accesso chiunque;
– In Lussemburgo è attivo il Revenu Minimum Guaranti, un reddito individuale che si aggira intorno ai 1100€ e che si ottiene fino al raggiungimento di una migliore condizione economica .
– in Olanda esiste il Beinstand, rilasciato a titolo individuale, che si accompagna a tutta una serie di sostegni per affitti, trasporti e accesso alla cultura. Esiste inoltre un’altra forma di reddito minimo di 500€, il Wik, garantito agli artisti per poter permettere loro di creare in libertà senza troppi oneri economici.
– In Austria c’è il Sozialhilfe (letteralmente “aiuto sociale”) affiancato a diverse coperture delle utenze quali elettricità, gas e affitto ed altri aiuti economici per il cibo.
– In Norvegia è presente il “reddito di esistenza” (già il nome è significativo ) si tratta di un contributo mensile di 500€, elargito individualmente, che si integra a coperture dell’affitto e dell’elettricità.
– In Germania esiste l’Arbeitslosengeld II, rilasciato a tutti coloro, di età compresa tra i 16 e i 65 anni, che non hanno un lavoro o appartengono a fasce di basso reddito. Si tratta di un rendita mensile di 345€, che di per sé non è elevata, ma si integra alle coperture dei costi di affitto e riscaldamento. Questa rendita inoltre è illimitata nel tempo e viene garantita non solo ai cittadini tedeschi, ma anche, notare bene, agli stranieri con regolare permesso di soggiorno.
– In Gran Bretagna, paese precursore per quel che riguarda il sostegno al reddito, sono garantiti diversi interventi che permettono ai meno abbienti di poter avere un tenore di vita discreto. L’Income Based Jobseeker’s Allowance è una rendita individuale illimitata nel tempo, che varia dai 300 ai 500€, rilasciata sempre a titolo individuale a partire dai 18 anni di età a tutti coloro i cui risparmi non raggiungono i 12775€. Viene inoltre garantita la copertura dell’affitto (Housing benefit) e vengono rilasciati assegni familiari per il mantenimento dei figli. Sempre per quanto riguarda i figli e la loro educazione c’è l’Education Maintenance Allowance, un sussidio rilasciato direttamente ai ragazzi per coprire le spese dei loro studi. Infine c’è l’Income Support, un sussidio di durata illimitata, garantito a chi ha un lavoro che ammonta a meno di 16 ore settimanali.
– Francia. Il Revenu Minimum d’Insertion o Rmi è stato adottato dal 1988 (ma si pensi che non è tra i primi, Gran Bretagna e Germania ci avevano già pensato negli anni ’70), si ottiene dai 25 anni in su e consiste in un’integrazione al reddito di circa 425€ se si è single, 638,10€ se si è in coppia (e si sottolinea coppia, intesa in maniera laica), 765,72€ se la coppia ha un figlio, 893,34€ se ne ha due, più 170€ per ogni altro figlio. Le coppie con almeno un figlio hanno diritto poi alle Allocations Familiales, valide fino al compimento del 21° anno di età del figlio. Per ogni nato, bimbo adottato o in affido c’è la Prestation d’Accueil du Jeune Enfant (Paje), che varia dai 138 ai 211€ mensili. Sempre per ciò che riguarda i figli, alle famiglie con bimbi o ragazzi in età scolare e che non superano una determinata fascia di reddito, viene assegnata l’Allocation de Reintrée Scolaire, un sussidio d circa 247€ destinato all’acquisto del materiale scolastico.
In conclusione possiamo certamente affermare che sia importante, anche in Italia, inserire nelle politiche del welfare il “reddito di base”, come peraltro chiesto dall’ UE a tutti gli Stati Membri. Con la condizioni imprescindibile di coniugare allo stesso l’obbligo di accettare qualsiasi offerta di lavoro. Infine un’ ultima sottolineatura o meglio rimprovero a tutte quelle 19 regioni italiane che non hanno seguito il buon esempio della Regione Lazio che nonostante Belsito evidente qualcosa è riuscita a fare.